Il Mainstream vive e lotta per il suo primato

Presentazione dell'Edizione 2011
[post a cura di Lella Mazzoli]

C’è ancora il mainstream? Ho provato a fare questa domanda, provocatoriamente a un giornalista televisivo. E mi ha risposto. – Ho tre figli. Vorrai mica chiudere la tv?! –

È chiaro che il mainstream non solo c’è ma ha ancora un ruolo importante nella informazione del cittadino. Ancora di più l’ha per l’intrattenimento.
Lo dimostrano i dati della seconda edizione della ricerca News Italia. La stessa ricerca dimostra anche che c’è un orientamento, che abbiamo già osservato nei risultati dell’indagine dell’anno passato, che mette in evidenza l’aumento di coloro che usano la rete per informarsi. Nonostante gli italiani siano, con poche altre popolazioni, agli ultimi posti nell’uso di Internet.
Stupisce che tra coloro che accedono alle notizie dai siti Internet siano in aumento donne e cittadini del Sud del Paese. Notiamo perciò, rispetto alla scorsa indagine, una sorta di ri-equilibrio nell’uso della rete sia relativamente al gender che all’appartenenza territoriale. Pare quasi che il digital devide si stia riducendo rispetto, quanto meno, alle categorie cui ho fatto riferimento. E questo non può essere che interessante per me donna che vive in terra di confine tra nord e sud.
Sono solo osservazioni che però permettono alcune interessanti riflessioni. Ad esempio che nello sviluppo tecnologico chi arriva dopo non sempre rimane arretrato, piuttosto riesce a raggiungere e a volte a superare i pionieri in tempi molto più ridotti rispetto a quelli resi necessari da chi è partito prima. Nel nostro caso ciò avviene anche perché le popolazioni giovani hanno comportamenti analoghi sia che vivano al sud, al centro o al nord o che siano femmine o maschi. Pare che la tecnologia della rete sia ugualmente amata. (La nostra ricerca non parla di nativi digitali, non sono ancora il nostro campione dato che non abbiamo intervistato minorenni e per nativi comunemente vengono intesi coloro che oggi hanno dai 16 anni in giù. Possiamo però credere che i giovani da noi intervistati possano avere comportamenti simili a quelli dei veri nativi).
Dunque un progressivo  abbandono del mainstream (quotidiano nazionale: -4%, quotidiano locale: -5%, notiziario TV locale: -4%) per un relativo aumento di ricerca di news nella rete (+7%). Lo conferma, ma solo in parte, anche una mia osservazione non scientifica ma di un qualche interesse. Ogni anno all’inizio del corso di Sociologia della comunicazione che tengo all’università di Urbino Carlo Bo, chiedo ai ragazzi quanti di loro non guardano la tv. Il numero dei non-telespettatori ogni anno è in aumento. Ma non a favore della ricerca di news nella rete.
Altra nota: Crescono solo del 3% – meno di quanto ci si attendeva visto il numero di smart phone venduti per Natale – coloro che si informano attraverso i mobile la qual cosa fa riflettere su come si usano le tecnologie. E’ noto che la tecnologia è percentualmente utilizzata in modo ridotto rispetto alle sue potenzialità, ma la diffusione di tablet e Smart phone mi avevano indotto a pensare che gli italiani facessero acquisti più mirati e che l’informazione mobile avesse o avrebbe potuto modificare l’accesso alle news. Evidentemente il mainstream è ancora forte e i giornalisti televisivi possono stare ancora tranquilli. Ancora. Ma per quanto? I nostri dati, ma anche quelli ISTAT, Eurostat, Pew Internet Research in Usa, ci suggeriscono di stare all’erta. Qualcosa si sta trasformando forse più velocemente di quanto appare.

“Non c’è dubbio che i nuovi strumenti di trasmissione e gestione della conoscenza possono essere particolarmente sfidanti (anche) per chi non sia nato con essi”. Così Luca De Biase nell’ultimo Nova del 1 aprile 2012 nel recensire il bel libro di Rheingold.

Tant’è!

Lella Mazzoli

I risultati dell’indagine 2012 saranno presentati in anteprima domenica 29 aprile, presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani durante lo spazio future12 del Festival del Giornalismo di Perugia.

Prosegue, nei prossimi giorni la pubblicazione di post curati dai ricercatori coinvolti nel progetto che anticipano alcune delle linee di indagine seguite.

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