Presentazione del volume Il patchwork mediale e del report edizione 2012

Si svolgerà il 31 Maggio ore 11:30 presso l’Istituto Luigi Sturzo a Roma (Via delle Coppelle, 35), la presentazione del volume Il patchwork mediale. Comunicazione e informazione fra media tradizionali e media digitali di Lella Mazzoli.

Nella prima parte del volume, l’autore presenta i principali riferimenti teorici necessari a comprendere le trasformazione dell’ecosistema mediale al quale stiamo assistendo.  La seconda parte presenta una analisi dei dati relativi alla prima edizione di news-italia.

La presentazione di questo volume fornirà inoltre l’occasione per discutere, anche a partire dalle riflessioni di Giorgio Zanchini su modelli di sostenibilità e nuove strategie di consumo,  i dati della seconda edizione dell’indagine.

Parteciperanno: Sveva Avveduto, Roberta Bartoletti, Giovanni Boccia Artieri, Paolo Di Giannantonio, Piero Dorfles, Franca Faccioli, Fabio Giglietto, Filippo Nanni, Ruggero Po, Dennis Redmont, Massimo Russo, Antonio Sofi e Andrea Vianello.

RSVP su Facebook: https://www.facebook.com/events/229634693819357/.

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Nuovi modelli per nuovi consumatori

[intervento di Giorgio Zanchini]

Le anticipazioni sull’indagine 2012 mi pare offrano diversi spunti di riflessione e preparino il terreno per ulteriori approfondimenti.

The News Media Ecology in Italy
Confronto 2011/2012 fra le piattaforme utilizzate per il consumo di informazione in Italia

Significativo mi sembra il dato sul rallentamento del tasso di penetrazione Internet e sulla diffusione di devices per accedere alle informazioni. Credo che esso sia in parte attribuibile alla crisi economica.

Crisi che peraltro colpisce il grosso dei Paesi europei, occorrerebbe dunque vedere se la tendenza al rallentamento è generale o in particolare italiana. Di un Paese, cioè, che già scontaun notevole ritardo. Sarebbe una conseguenza di un certo rilievo, perché confermerebbe la fragilità di un Paese che nei periodi di crisi taglia o non stimola i settori della formazione e dell’innovazione.

Ho l’impressione che nel parlare di televisione, cioè del mezzo mainstream per eccellenza, occorra avere grande cautela. Perché la crescita delle piattaforme e della visione non lineare sta producendo un aumento del tempo dedicato alla tv non una diminuzione (anche qui, c’entra la crisi economica). Nel 2007 i minuti medi al giorno erano 249, nel 2011, 268. Quanto di questo tempo sia destinato all’informazione pura è un altro discorso, ma il dato generale va tenuto presente.

Il calo della diffusione della tradizionale carta stampata – nazionale e locale – è oggettivo. E’ in parte bilanciato dalla crescita della ricerca di notizie in Rete. Solleverei due questioni: a) la crescita della pubblicità sui siti informativi non ha ancora sopperito il calo della pubblicità sui mezzi tradizionali. Meno soldi vuol dire ahimè un’informazione più povera, c’è dunque il rischio di una minore completezza; b) dobbiamo interrogarci non tanto sulla qualità dell’informazione su Internet – spesso ottima, superiore all’informazione tradizionale – quanto sulla sua fruizione. Siamo sicuri che tempo di lettura e attenzione ai contenuti siano gli stessi?

Informazione e genere: una questione ancora aperta

 

[post a cura di Alessandro Bellafiore]
Le donne italiane mantengono a tutt’oggi delle significative forme di marginalità rispetto all’accesso ad alcuni mezzi di informazione; questo elemento è ancor più tangibile in relazione all’utilizzo di Intenet: il rapporto tra uomini e donne si ribalta rispetto a quello della popolazione italiana, con una netta predominanza maschile (se la composizione del campione è M 47,3%, F 52,7%, tra gli utenti di Internet troviamo M 53,3% e F 46,7%).
Un divario che si manifesta anche in piattaforme come quelle social networking e nell’attività di ricerca di notizie basata sull’accesso alla rete, nella quale gli uomini sono non solo più attivi, ma ricercano notizie su un numero superiore di argomenti.

 

Nel quadro di una rete non proprio democratica dal punto di vista del genere, un dato interessante emerge nell’analisi della distribuzione geografica di coloro che, oltre a fruire di notizie in rete, contribuiscono con commenti o informazioni proprie.

In questa categoria di consumatori partecipativi di informazione si ha una significativa presenza di utenti donna nel meridione e nelle isole, che viene a disegnare una distribuzione su base nazionale meno scontata e penalizzante, come mostrato nella figura.

Se dunque nel mondo delle fonti di informazione basate sull’utilizzo di Internet, la presenza e l’attività delle donne resta sensibilmente più contenuta – pur con alcune eccezioni – alcune tendenze lasciano sperare in un possibile, seppure non repentino, assottigliarsi del digital divide tra uomini e donne, verso un’uguaglianza di genere (almeno digitale!).

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I risultati dell’indagine 2012 saranno presentati in anteprima domenica 29 aprile, presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani durante lo spazio future12 del Festival del Giornalismo di Perugia.

Prosegue, nei prossimi giorni la pubblicazione di post curati dai ricercatori coinvolti nel progetto che anticipano alcune delle linee di indagine seguite.

Nord Centro Sud e Tecnologie digitali: un paese in frenata

Percentuale di Utenti Internet 2010 - 2011 a confronto

[post a cura di Luca Rossi]
Secondo i dati della nostra ultima rilevazione la penetrazione di Internet appare abbastanza omogenea nelle tre principali zone geografiche del paese con un massimo del 61% al nord ed un minimo del 58,7% al sud – passando per il 60% del centro-. Questa omogeneità è riscontrabile  nell’utilizzo di quasi tutti i servizi presi in considerazione dove se non c’è una quasi perfetta omogeneità come nel caso dell’email (92,3% al nord, 90,9% al centro e 92% al sud) o delle news online (94,1% al nord, 93,4% al centro e 94,8% al sud) si osservano lievissimi scostamenti come nel caso dei SNS di stampo professionale come LinkedIn (13,3% al nord, 14% al centro, 15,6% al sud). Un caso a parte è rappresentato dai SNS non professionali (Facebook e Myspace) che mostrano una certa differenza nell’uso a favore delle regioni meridionali: 47,2% al nord, 56,2% al centro e 65,6% al sud.

Un dato interessante emerge se si confrontano i dati rilevati nel 2011 con i dati della rilevazione gemella svolta nel 2010. In questo modo si osserva quello che potremmo definire un fenomeno di frenata nella dinamica di adozione delle tecnologie digitali da parte del paese. In particolare si nota come nel passaggio dal 2010 al 2011 la crescita di uso delle tecnologie digitali analizzate abbia registrato una crescita molto modesta al nord (quando non un vero e proprio calo come nel caso dell’email passata dal 95,5% del 2010 al 92,3 del 2011) a fronte di una crescita importante al centro e al sud. Il risultato di questo fenomeno che possiamo osservare con cifre diverse per email, news, sns professionali e sns non professionali è stato un sostanziale allineamento delle tre aree geografiche verso i valori che lo scorso anno erano propri del nord Italia.

Se da un lato questo allineamento è potenzialmente positivo perché colma delle differenze all’interno del paese che spesso erano anche molto marcate dall’altro lascia perplessi perché i valori ai quali l’adozione di queste tecnologie si è stabilizzata nel 2011 sono quasi tutti – ad eccezion fatta forse dell’email – molto al di sotto degli altri paesi europei. In quest’ottica non si può quindi parlare di forme di saturazione per le quali l’adozione di quelle tecnologie non può più crescere per motivazioni strutturali ma occorre invece indagare più in profondità per capire quali sono gli elementi  – probabilmente di natura socio-culturale – che frenano questa adozione.

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I risultati dell’indagine 2012 saranno presentati in anteprima domenica 29 aprile, presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani durante lo spazio future12 del Festival del Giornalismo di Perugia.

Prosegue, nei prossimi giorni la pubblicazione di post curati dai ricercatori coinvolti nel progetto che anticipano alcune delle linee di indagine seguite.

Cittadini, informazione e nuove tecnologie: alcuni dati di contesto su Italia e UE

Internet access in Europa - Fonte Eurostat

[post a cura di Mario Orefice]

Rispetto al 2011, secondo i dati forniti dall’Istat, la quota di famiglie con accesso a Internet è passata dal 52,4% al 54,5%. Tra le famiglie connesse, quelle con alti livelli di dotazione tecnologica hanno al loro interno almeno un minorenne in 8 casi su 10. All’estremo opposto ritroviamo le famiglie di soli anziani di 65 anni e più. Tra queste, l’11,3% possiede un personal computer, il 9,4% ha una connessione a Internet mentre il 68,2% possiede un cellulare. Questo ultimo dato, ad ogni modo, è in linea con l’aumento generale delle famiglie in possesso di cellulare (91,6%). Il personal computer, invece, è presente nel 58,8% delle famiglie.

Nel 2011 la percentuale di utenti internet è passata dal 48,9% al 51,5% con un +2.6%. Performance che si rivela molto modesta se raffrontata coi dati dell’UE. Secondo l’Eurostat, infatti, la quota di utenti regolari della Rete è al 56% (mentre il 68% utilizza internet almeno una volta alla settimana). Ad alzare la media sono però paesi come Svezia e Finlandia che fanno registrare quote superiori all’80%. L’Italia, assieme a Grecia e Romania, veste i panni del fanalino di coda piazzandosi solo al quintultimo posto. Mentre la distribuzione per età e titolo di studio mostra similitudini tra internet users nostrani ed europei, emergono differenze in base al genere. Di fatti, se in Italia il divario tra maschi e femmine è al +10% in favore dei primi (46,7% contro 56,6%), a livello europeo, il differenziale si dimezza con le donne al 65% e gli uomini al 70%.

Per quanto riguarda le attività che si svolgono in rete Italia ed Europa appaiono più allineate. La maggior parte degli utenti, infatti, usa la rete per ricercare informazioni su merci e servizi, leggere  news e consultare wiki. Gli utenti internet europei che vanno alla ricerca di servizi sono attorno all’80% mentre l’Italia è all’88,2%. Gli internauti europei che leggono notizie su testate on line sono il 56%. Quota che, rispetto al 2010, fa registrare un +6%. Trend simile si è concretizzato anche nel nostro paese dal momento che la percentuale di utenti della Rete che compie tale attività è passata dal 44% del 2010 al 51% nel 2011 (+7%).

Il Mainstream vive e lotta per il suo primato

Presentazione dell'Edizione 2011
[post a cura di Lella Mazzoli]

C’è ancora il mainstream? Ho provato a fare questa domanda, provocatoriamente a un giornalista televisivo. E mi ha risposto. – Ho tre figli. Vorrai mica chiudere la tv?! –

È chiaro che il mainstream non solo c’è ma ha ancora un ruolo importante nella informazione del cittadino. Ancora di più l’ha per l’intrattenimento.
Lo dimostrano i dati della seconda edizione della ricerca News Italia. La stessa ricerca dimostra anche che c’è un orientamento, che abbiamo già osservato nei risultati dell’indagine dell’anno passato, che mette in evidenza l’aumento di coloro che usano la rete per informarsi. Nonostante gli italiani siano, con poche altre popolazioni, agli ultimi posti nell’uso di Internet.
Stupisce che tra coloro che accedono alle notizie dai siti Internet siano in aumento donne e cittadini del Sud del Paese. Notiamo perciò, rispetto alla scorsa indagine, una sorta di ri-equilibrio nell’uso della rete sia relativamente al gender che all’appartenenza territoriale. Pare quasi che il digital devide si stia riducendo rispetto, quanto meno, alle categorie cui ho fatto riferimento. E questo non può essere che interessante per me donna che vive in terra di confine tra nord e sud.
Sono solo osservazioni che però permettono alcune interessanti riflessioni. Ad esempio che nello sviluppo tecnologico chi arriva dopo non sempre rimane arretrato, piuttosto riesce a raggiungere e a volte a superare i pionieri in tempi molto più ridotti rispetto a quelli resi necessari da chi è partito prima. Nel nostro caso ciò avviene anche perché le popolazioni giovani hanno comportamenti analoghi sia che vivano al sud, al centro o al nord o che siano femmine o maschi. Pare che la tecnologia della rete sia ugualmente amata. (La nostra ricerca non parla di nativi digitali, non sono ancora il nostro campione dato che non abbiamo intervistato minorenni e per nativi comunemente vengono intesi coloro che oggi hanno dai 16 anni in giù. Possiamo però credere che i giovani da noi intervistati possano avere comportamenti simili a quelli dei veri nativi).
Dunque un progressivo  abbandono del mainstream (quotidiano nazionale: -4%, quotidiano locale: -5%, notiziario TV locale: -4%) per un relativo aumento di ricerca di news nella rete (+7%). Lo conferma, ma solo in parte, anche una mia osservazione non scientifica ma di un qualche interesse. Ogni anno all’inizio del corso di Sociologia della comunicazione che tengo all’università di Urbino Carlo Bo, chiedo ai ragazzi quanti di loro non guardano la tv. Il numero dei non-telespettatori ogni anno è in aumento. Ma non a favore della ricerca di news nella rete.
Altra nota: Crescono solo del 3% – meno di quanto ci si attendeva visto il numero di smart phone venduti per Natale – coloro che si informano attraverso i mobile la qual cosa fa riflettere su come si usano le tecnologie. E’ noto che la tecnologia è percentualmente utilizzata in modo ridotto rispetto alle sue potenzialità, ma la diffusione di tablet e Smart phone mi avevano indotto a pensare che gli italiani facessero acquisti più mirati e che l’informazione mobile avesse o avrebbe potuto modificare l’accesso alle news. Evidentemente il mainstream è ancora forte e i giornalisti televisivi possono stare ancora tranquilli. Ancora. Ma per quanto? I nostri dati, ma anche quelli ISTAT, Eurostat, Pew Internet Research in Usa, ci suggeriscono di stare all’erta. Qualcosa si sta trasformando forse più velocemente di quanto appare.

“Non c’è dubbio che i nuovi strumenti di trasmissione e gestione della conoscenza possono essere particolarmente sfidanti (anche) per chi non sia nato con essi”. Così Luca De Biase nell’ultimo Nova del 1 aprile 2012 nel recensire il bel libro di Rheingold.

Tant’è!

Lella Mazzoli

I risultati dell’indagine 2012 saranno presentati in anteprima domenica 29 aprile, presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani durante lo spazio future12 del Festival del Giornalismo di Perugia.

Prosegue, nei prossimi giorni la pubblicazione di post curati dai ricercatori coinvolti nel progetto che anticipano alcune delle linee di indagine seguite.

Presentazione dell’edizione 2012

news-italia.orgLa progressiva diffusione di Internet in Italia sta modificando, come già avvenuto in passato in paesi con un più elevato tasso di accesso alla rete, l’eco-sistema mediale del nostro Paese. Ai canali e strumenti di accesso tradizionali si affiancano nuovi media caratterizzati da schermi di diverse dimensioni, ma accomunati dalla presenza di un processore e dall’accesso a Internet (computer, notebook, tablet, smart TV, smartphone). Ma Internet non significa solo nuove forme di ricezione. La natura bidirezionale dell’accesso in rete supporta infatti nuove pratiche di consumo mediale che vedono il fruitore giocare un ruolo più attivo.

Anche se la letteratura internazionale di riferimento è ricca di studi dedicati a questa transizione, manca in Italia una ricerca di respiro nazionale in grado di illustrare le specificità ed i tratti comuni delle nuove forme di produzione e consumo dei media nel nostro Paese.

Per questo motivo nel 2010 il laboratorio di ricerca LaRiCA ha definito le linee guida di un progetto dedicato a monitorare costantemente le trasformazioni dell’eco-sistema mediale e delle pratiche di consumo di informazione in Italia. A questo scopo sono state riutilizzate (dopo opportuna traduzione e localizzazione) batterie di domande e metodologia già utilizzate e testate negli Stati Uniti dal Pew Internet and American Life Project. I risultati ottenuti dall’osservatorio sono dunque non solo leggibili in forma diacronica, ma anche in forma comparativa rispetto alla realtà Statunitense.

L’indagine presentata nel 2011, basata su un campione di 1009 Italiani adulti rappresentativo della popolazione in base a età, genere e provenienza geografica intervistati telefonicamente, ha evidenziato sorprendenti somiglianze fra le pratiche di consumo dell’informazioni in rete negli Stati Uniti ed in Italia. E questo nonostante uno scenario di riferimento marcatamente diverso, a partire dalla percentuale di popolazione che accede a Internet (75% in US vs 58% in Italia) fino ad arrivare alle profonde differenze dell’eco-sistema mediale delle due nazioni. Tutto ciò portava a concludere che, nel probabile caso di un incremento della percentuale di popolazione con accesso a Internet in Italia nel corso dei prossimi anni, avremmo osservato nell’eco-sistema mediale dinamiche simili a quelle che abbiamo osservato durante gli scorsi anni negli Stati Uniti (emergere di nuove testate ed editori online come Huffington Post, continui tentativi di ibridare le strategie di storytelling tradizionali in forma transmediale, incremento delle forme di consumo di informazione personalizzate con progressivo allontanamento, specie fra i giovani, dalle logiche della appointment based television)

L’indagine svolta nel 2012, basata su un campione di 1031 Italiani adulti rappresentativo della popolazione in base all’età, genere e provenienza geografica intervistati telefonicamente, ha fatto registrare un rallentamento nei tassi di  penetrazione Internet (+2% sulla precedente rilevazione) rispetto alla crescita fatta registrare da paesi europei con caratteristiche simili (dati Eurostat). Osservando i dati in base alla provenienza geografica è possibile notare un tasso di crescita ragguardevole nelle regioni del Sud e delle Isole cui fa da contraltare una crescita molto lenta nelle regioni del Nord. Anche l’analisi per classi d’età, che nel 2011 mostrava un preoccupante divario fra i comportamenti dei giovani adulti (18-29 anni) e quelli delle altre classi, fa registrare segnali di crescita solo fra la popolazione con età superiore a 65 anni (+7% nell’accesso a Internet rispetto all’anno precedente). Fra chi accede a Internet, la quasi totalità dei soggetti (58% del campione) dichiara di aver cercato informazioni e notizie in rete. Il 31% (+3% rispetto al 2011) della popolazione italiana accede alle informazioni in mobilità attraverso i propri cellulari, smartphone o altri dispositivi mobili. La crescita di questa categoria di utenti è trainata dai giovani e dalle donne. Inoltre il 30% degli italiani appartiene alla categoria participatory news consumers ovvero chi produce, contribuisce, condivide o commenta le notizie trovate in rete.

Uno speciale focus dell’indagine 2012 è stato dedicato alla trasmissione Servizio Pubblico come caso significativo dei cambiamenti dell’eco-sistema mediale in Italia.

Nel report della ricerca sono discussi, alla luce dei nuovi dati, i cambiamenti nell’ecosistema dell’informazione nazionale, gli atteggiamenti e le opinioni degli italiani sull’informazione, le caratteristiche dell’informazione in rete, di quella attraverso i dispositivi mobili e di quella partecipativa. Rispetto a questi ultimi tre temi viene inoltre tracciato il profilo dell’internet news consumer, del mobile news consumer e del participatory news consumer anche in un’ottica diacronica rispetto allo scorso anno e comparativa rispetto agli Stati Uniti.

I risultati dell’indagine 2012 saranno presentati in anteprima domenica 29 aprile, presso la Sala Raffaello dell’Hotel Brufani durante lo spazio future12 del Festival del Giornalismo di Perugia.

Nei prossimi giorni pubblicheremo alcuni post curati dai ricercatori coinvolti nel progetto che anticipano alcune delle linee di indagine seguite.