Lingua e linguaggio nell’Italia post pandemia

Nel corso dell’edizione 2021 del Festival del Giornalismo Culturale, l’osservatorio ha presentato i dati di una ricerca quanti-qualitativa sul tema lingua e linguaggio nell’Italia post pandemia.

Il momento storico, economico, culturale, sociale che stiamo attraversando, fatto di continui e rapidi cambiamenti, evoluzioni e ri-voluzioni di modelli e stili di vita, riferimenti sociali, mezzi e canali di informazione (e dis-informazione), nuove e profonde fratture che dividono la società attuale, accompagna anche una inevitabile evoluzione del nostro linguaggio, modo di esprimersi e comunicare, se non addirittura un cambiamento più profondo della nostra lingua.

Una ricerca dell’Osservatorio News-Italia condotta da Ipsos in collaborazione con LaRiCA (Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione Avanzata dell’Universita di Urbino Carlo Bo) per la 9° edizione del Festival del Giornalismo Culturale, ci racconta come sta cambiando la lingua e il linguaggio nella percezione degli italiani.

L’italiano di oggi è una lingua “in salute”: il 42% degli intervistati è fortemente convinto che sia una lingua dinamica e in evoluzione, più ricca (32%) e nel complesso più facile e accessibile (27%) rispetto a quella dei nostri genitori. Ma la salute e il dinamismo della lingua non fanno necessariamente rima con il proprio uso corretto: per più di un terzo (34%) degli italiani maggiorenni oggi viene fatto un uso scorretto dell’italiano, non aiutato da un sistema scolastico in grado di formare adeguatamente i giovani all’uso corretto della lingua (70% non abbastanza + per niente) né supportato dalle “fonti” tradizionali di divulgazione culturale, quali la stampa scritta o i servizi culturali televisivi (62% non abbastanza + per niente).

La crescita esponenziale dell’uso dei social media e delle algoritmiche come canale primario dell’informazione del pubblico ha sicuramente contribuito in modo sostanziale a questa trasformazione del linguaggio, ma anche al suo impoverimento (33%) e banalizzazione (23%), con un utilizzo più “maleducato” della lingua italiana (28%) e accelerando inoltre le derive di comunicazione aggressiva e discriminatoria, il purtroppo noto “hate speech”, che non è tollerabile, in particolare da parte di personaggi pubblici e socialmente rilevanti come i politici (55%), e vissuto come un’autentica forma di aggressione (38%) con gravi conseguenze sulla vita delle persone (36%).

Aumenta, soprattutto presso le fasce più giovani, l’attenzione e la sensibilità verso una forma di linguaggio, scritto e parlato, più attento e inclusivo (35% – 42% nella fascia 18-24 anni), per una evoluzione del nostro modo di esprimersi che riesca a superare le forme espressive meno attente alle diversità sociali e di genere (43% – 54% nella fascia 18-24 anni).

LA RICERCA

La ricerca quantitativa è stata condotta da Ipsos a inizio settembre 2021, su un campione di 1.000 italiani maggiorenni rappresentativi della popolazione italiana per sesso, età e distribuzione geografica. L’intervista è stata condotta online su panel proprietario.

In allegato le presentazioni della parte quantitativa (curata da Andrea Fagnoni – Ipsos) e qualitativa della ricerca, basata su interviste ad esperti.

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L’informazione in Italia ai tempi del coronavirus

Se il tema del Festival del Giornalismo Culturale 2020 è stato il rapporto fra scienza e cultura, l’approfondimento della tradizionale indagine dell’osservatorio News-Italia, giunto ormai alla sua decima edizione, non poteva che essere dedicato alla dieta mediatica degli italiani durante ed immediatamente dopo il lock-down nazionale anti-covid del 2020. Ne esce un quadro che risulta profondamente influenzato dall’esperienza collettiva che abbiamo vissuto che premia l’informazione locale ed istantanea consumata prevalentemente fra le mure domestiche.

Nello specifico delle informazioni sul coronavirus, prevalgono i canali istituzionali che sono stati anche considerati i più affidabili.

Per consultate tutti i risultati, scaricate la presentazione usata da Lella Mazzoli e Stefania Antonioni per illustrare l’esito dell’indagine durante la presentazione ufficiale avvenuta nel corso della prima giornata del Festival.

Il viaggio della cultura

Presentata ieri durante la settima edizione del Festival del Giornalismo Culturale, la nona edizione dell’indagine News-Italia ha approfondito la tematica del viaggio. Accanto al consueto quadro su come si informano gli italiani, l’edizione 2019 dello studio è stata dedicata all’offerta e ricerca di informazioni su viaggi e turismo.

Per scoprire tutti i risultati scarica il file della presentazione.

Come si informano gli italiani. Pubblici, media, prodotti culturali

L’indagine 2018 Come si informano gli italiani. Pubblici, media, prodotti culturali si propone di osservare come gli italiani si informano in generale e quale spazio è riservato all’informazione culturale, con particolare attenzione a specifici prodotti culturali.

A questo scopo, sono state condotte interviste con metodologia CATI/CAMI (interviste tramite telefonia fissa e mobile) a un campione rappresentativo della popolazione italiana che corrisponde a n. 1009 persone.

Scarica la presentazione della ricerca 2018

Scarica il report della ricerca 2018

Informazione e patrimonio culturale. Come si informano gli italiani, come si comunicano i musei

L’indagine Informazione e patrimonio culturale dell’Osservatorio News-Italia (news-italia.it) del LaRiCA dell’Università di Urbino Carlo Bo monitora dal 2014 la fruizione dell’informazione culturale degli italiani. La rilevazione 2017 si è proposta di osservare il consumo di informazione sui musei italiani e le attività e modalità di comunicazione da questi adottate, ed è stata articolata in due fasi, una quantitativa e una qualitativa:

  1. interviste telefoniche da fisso (CATI) e mobile (CAMI), somministrate a un campione rappresentativo di cittadini italiani adulti (1007);
  2. interviste in profondità a figure-chiave che si occupano di comunicazione in 10 musei italiani selezionati.

 

Scarica il report di ricerca NEWS-ITALIA 2017

Le fake news sono un problema. A renderlo più grave c’è la nostra fiducia nel ritenere di saperle riconoscere

L’Osservatorio NEWS-ITALIA monitora e descrive dal 2010 le trasformazioni dell’ecosistema dell’informazione nel nostro Paese. L’edizione 2017 è dedicata alla circolazione delle notizie false in rete e non. Balzato all’onore delle cronache a seguito dell’inaspettato esito delle elezioni Presidenziali americane del novembre 2016, il tema è diventato rapidamente oggetto di un imponente dibattito anche in Italia. Da una parte, il progressivo passaggio a un’informazione sempre più frequentemente fruita attraverso canali digitali solleva dubbi sulla qualità di notizie sempre meno controllate o controllabili dai tradizionali gatekeeper. Dall’altra, il dibattito ha aperto una riflessione complessiva sulla qualità e sull’equilibrio dell’informazione tradizionale prodotta nel corso degli ultimi anni da quotidiani, TV e radio in Italia.

Team di ricerca

Lella Mazzoli, Fabio Giglietto
Francesca Carabini, Giada Marino

Principali risultati

  • Il 70% degli italiani dichiara di informarsi attraverso internet e il 34% da Facebook o Twitter;
  • Fra chi usa internet, il 53% dichiara di incontrare in rete spesso notizie parzialmente o completamente false;
  • Tre su quattro ritiene che queste notizie contribuiscono a creare confusione fra gli Italiani rispetto a temi ed eventi correnti;
  • Meno del 5% degli intervistati dichiara di avere molta fiducia nei media tradizionali;
  • Questa percentuale sale al 12% quando le notizie arrivano dalla rete ed in generale gli intervistati dichiarano di credere più a blog e motori di ricerca (62%) che ai giornalisti di carta stampata, radio e TV (48%);
  • La fiducia nella rete cresce con il crescere dell’intensità di uso di internet per informarsi (fra cui segue più fonti e chi riceve informazione dai Twitter e Facebook).

Summary

Oltre la metà degli intervistati dichiara dunque di incontrare spesso notizie false o parzialmente false in rete. Esiste inoltre una diffusa consapevolezza circa la confusione che queste notizie contribuiscono a creare fra gli italiani. Al tempo stesso, gli intervistati mostrano di avere grande fiducia nelle proprie capacità di riconoscere le notizie false. A partire da questa apparente contraddizione, l’edizione 2017 dell’Osservatorio NEWS-ITALIA, analizza il fenomeno delle “fake news” in rapporto ai comportamenti, atteggiamenti ed opinioni degli italiani che si informano in rete e sui canali tradizionali. Ne emerge un quadro caratterizzato da una diffusa sfiducia nella capacità del sistema dei media tradizionali di informare in modo completo, accurato ed equilibrato. Questa sfiducia spinge gli intervistati a cercare, nonostante la consapevolezza delle possibili insidie, l’informazione attraverso canali digitali che, consentendo al consumatore di giocare un ruolo più attivo, promettono di poter diventare gatekeeper di se stessi.

Informazione e patrimonio culturale

Come ogni anno, l’appuntamento del Festival del Giornalismo Culturale è stato l’occasione per presentare i dati della nuova edizione dell’indagine News-Italia. L’edizione 2016 è dedicata all’informazione sul patrimonio culturale e sulle modalità di comunicazione dei musei.

Fra i principali risultati si evidenzia:

  • la diffusione di internet come mezzo informativo in Italia è seconda solo a quella della televisione.
  • gran parte dell’informazione digitale viene fruita attraverso smartphone e tablet.
  • i due terzi degli italiani intervistati hanno visitato almeno una mostra negli ultimi 12 mesi e vorrebbero trovare sia online che in Tv informazioni sul patrimonio culturale italiano.
  • la Tv è il mezzo sul quale la maggior parte di tutti gli italiani intervistati vorrebbe trovare più informazioni su mostre, esposizioni, collezioni museali.
  • i musei, nella loro pianificazione dei media, si rivolgono a pubblici già fidelizzati.

Di seguito la presentazione completa ed il report per la stampa.

Osservatorio News-italia 2015: Informazione, social TV e serialità

In occasione della giornata di apertura della terza edizione del Festival del giornalismo culturale promuovere la cultura conviene è stata presentata la ricerca dell’Osservatorio News-Italia su informazione e serialità.

Presentazione

Principali risultati

• La diffusione di internet come mezzo di informazione in Italia è seconda solo a quella della TV;
• Gran parte dell’informazione digitale viene ormai fruita attraverso smartphone e tablet;
• Anche la TV non è più la stessa. Sta rapidamente cambiando il modo di guardarla (schermi e pratiche) e di scegliere i programmi;
• In questo nuovo contesto prospera la narrazione seriale, ma i gusti del pubblico sono fortemente differenziati in base all’età.

Report per la stampa

La ricerca, il cui primo obiettivo è comprendere le trasformazioni del panorama mediale italiano, quest’anno si è focalizzata sull’osservazione delle pratiche di fruizione del medium televisivo e su come queste siano influenzate dalla crescente diffusione della rete e della tecnologia mobile.

La televisione: primo medium informativo in Italia.

La televisione è il medium più seguito per informarsi. Si affida a un notiziario televisivo come fonte informativa preferita l’88% del campione intervistato (n=1021 rispondenti). Ma è anche il medium più seguito in generale, rincorso da internet, che dal 2011 è diventato il secondo medium informativo in Italia, con un’utenza del 71% (+20% rispetto al 2011).

Nuove modalità di visione televisiva: la social tv.

È interessante osservare come cambia il modo di guardare la televisione oggi. Infatti non la si guarda più come una volta, davanti a uno schermo, ma la si guarda facendo altre attività relative alla ricerca di informazione e ricorrendo a più device. Grazie all’utilizzo del second screen attraverso il mobile, più della metà degli spettatori televisivi sono spettatori connessi e utilizzano più device contemporaneamente per ricercare informazioni sul programma che stanno guardando (28%) o verificare se ciò che è stato detto durante la trasmissione che seguono è vero o falso (fact checking 29%). Ma soprattutto – e questo riguarda il 35% degli intervistati – si tengono impegnati quando vengono trasmessi gli inserti pubblicitari. Questi dati sembrano evidenziare che sia morto l’elettrodomestico televisore ma che sia viva la televisione che viene vista utilizzando diversi device.

Lo spettatore connesso giovane è diffidente, multitasking e distratto.

Ancora più connessi della media degli italiani sono gli spettatori giovani. Più dei due terzi di chi ha tra i 18-29 anni (89%) fa altre attività guardando la tv. E lo fa in modo più assiduo. Il 69% fa fact checking, il 70% ricerca informazioni sul programma che sta guardando, il 77% fa altre attività mentre guarda la pubblicità.

I nuovi influencer televisivi.
Nella scelta dei programmi televisivi assumono un ruolo centrale i social network. Un terzo degli italiani (31%) segue i suggerimenti ricevuti sui social, postati dalla propria cerchia di amici su facebook o twitter. La tendenza ad assumere un comportamento omofilico si rende ancor più manifesta nei giovani: quasi la metà dei rispondenti (49%) è influenzato dal proprio gruppo di pari nello scegliere cosa guardare in tv.

Agli spettatori tv piace lo storytelling.

Tra i programmi televisivi più seguiti oggi, abbiamo scelto di osservare le serie tv, prodotto seriale per eccellenza che sembra rispecchiare i gusti degli spettatori che chiedono sempre più modalità di racconto complesse, narrate attraverso più media e distribuite su più piattaforme mediali. Lo spettatore televisivo italiano preferisce le serie tv (46%) rispetto ad altri tipi di narrazione più lineari e tradizionali come gli sceneggiati brevi o le soap opera. Più strutturate, più lunghe, più coinvolgenti, più vicine alle modalità di storytelling: le serie tv, pur nella loro trasversalità, sono una tipologia narrativa generazionale, visto che è il 72% dei giovani a seguirne le vicende con più entusiasmo rispetto alle altre classi di età.

Le serie tv si guardano più sulla live tv che sull’online tv.

È la televisione digitale o a pagamento, quella che abbiamo definito live tv, la piattaforma scelta per guardare le serie tv. Il 93% degli italiani le guarda in diretta, affidandosi alla programmazione televisiva tradizionale. Preferenza che sembra riguardare tutte le classi di età del campione. Il 28% sceglie di guardare le serie tv sui siti web delle emittenti tv, digitali o a pagamento, o in streaming da altri siti o ancora scaricandole sul proprio computer.

Ai giovani piace la narrazione complessa e una modalità di visione complessa. La online tv viene utilizzata soprattutto dai giovani. Due terzi di chi ha 18-29 anni (66%), quindi molto al di sopra della media degli italiani intervistati, segue le serie televisive attraverso almeno una delle modalità online. È un tipo di fruizione multipiattaforma che mixa non solo i vari media tra di loro, ma anche gli stessi contenuti seriali che sono pensati e prodotti sempre più in funzione della transmedialità.

Alcune informazioni sull’Osservatorio News-Italia.

La ricerca è curata dal Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione Avanzata (LARiCA) del Dipartimento di scienze della comunicazione discipline umanistiche dell’Università di Urbino Carlo Bo e si occupa di osservare i cambiamenti dell’ecosistema dell’informazione in Italia e di focalizzarsi su alcune tendenze emergenti nel panorama mediale. Il team di ricerca è composto da Lella Mazzoli (direttore della ricerca), Fabio Giglietto (ricercatore senior e coordinatore del progetto), Stefania Antonioni (ricercatore senior), Giulia Raimondi, Chiara Checcaglini, Elisabetta Ranieri (ricercatori junior).

La metodologia adottata per la ricerca è di tipo misto, con rilevazioni CATI (telefonia fissa), CAMI (telefonia mobile) e CAWI (interviste online) a un campione rappresentativo della popolazione italiana composto da 1021 rispondenti di età superiore a 18 anni.

Media digitali, atteggiamenti ed opinioni degli Italiani su un sistema dell’informazione che cambia

Nell’ambito del Festival del Giornalismo di Perugia, Lella Mazzoli ha presentato i risultati dell’edizione 2014 di NEWS-ITALIA.

Nel corso degli ultimi anni stiamo assistendo, anche nel nostro Paese, a una fase di straordinari cambiamenti nell’ecologia dei media. Questi cambiamenti, da un lato, contribuiscono a modificare gli assetti e l’organizzazione del news-making e, dall’altro, favoriscono l’emergere di nuove pratiche di consumo dell’informazione.

Pur trattandosi di un argomento la cui straordinaria rilevanza è confermata dall’attenzione riservata dal tema nella letteratura scientifica, mancava in Italia un osservatorio in grado di restituire dimensioni e peculiarità che questi fenomeni vanno acquisendo nel nostro Paese.

Basata su interviste telefoniche ad un campione rappresentativo di Italiani adulti (18+), l’indagine NEWS-ITALIA, giunta ormai alla sua quarta edizione, ha fotografato a partire dal 2011 le opinioni e le preferenze degli Italiani in materia di consumo di informazione.

Le diverse batterie di domande, basate inizialmente su una localizzazione del questionario che il Pew Research Center utilizza per l’indagine annuale State of the News Media, ci hanno consentito di osservare il declino dei quotidiani nazionali e locali ed il progressivo affermarsi di internet. Nel tempo abbiamo potuto inoltre mettere a fuoco le variabili che incidono maggiormente sulle opinioni e sugli atteggiamenti gli Italiani hanno nei confronti delle notizie. L’uso di media digitali e l’età degli intervistati, appaiono da questo punto di vista, svolgere un ruolo importante.

Lo studio che proponiamo presenta i risultati di una indagine che, a partire dai dati NEWS-ITALIA, si è focalizzata sul rapporto fra tre diverse modalità di consumare informazioni in formato digitale (internet, siti di social network e dispositivi mobili), le opinioni (sull’information overload, sulla soddisfazione rispetto alla copertura dei temi più importanti e sull’obbiettività dei media) e gli atteggiamenti degli intervistati nella ricerca delle notizie. Nello specifico ci siamo chiesti se l’uso delle diverse modalità di consumo dell’informazione digitale cambiano le opinioni degli Italiani verso il sistema dei media e se gli atteggiamenti dichiarati dagli intervistati incidano sulle modalità di consumo dell’informazione digitale. In entrambi i casi ci siamo inoltre chiesti se la modalità di consumo dell’informazione digitale o piuttosto l’età degli intervistati fosse la variabile più rilevante per spiegare le opinioni e gli atteggiamenti.

I risultati dell’indagine mostrano l’importanza della variabile età rispetto alle opinioni e agli atteggiamenti verso il consumo di informazione. Gli intervistati di età compresa fra i 18 e 29 anni dichiarano di considerare eccessiva la quantità di notizie disponibili in misura significativamente inferiore (62%) rispetto alla media degli intervistati (71%). Al tempo stesso il loro giudizio sulla capacità dei media di coprire le notizie più importanti (55%) è peggiore rispetto alla media (62%). Rispetto al giudizio sull’obiettività dei media l’età non sembra essere una variabile determinante (lo è invece l’uso dei siti di social network come fonte di informazione).

L’età sembra essere una variabile che incide anche sugli atteggiamenti. In particolare rispetto alla domanda “Mi piace imbattermi in notizie riguardo argomenti sui quali non mi ero soffermato in precedenza”, oltre la metà dei giovani ha risposto affermativamente, contro una media del campione nazionale del 36%.

Temi e Fonti dell’Informazione Culturale

In un panorama mediale che si è trasformato profondamente nel corso degli ultimi anni, abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione su come gli Italiani si informano sulla cultura.

Quali sono le fonti di informazione privilegiate? Qual’è il ruolo giocato da Internet e dagli altri media digitali? Quale piattaforma conta di più nelle scelte di consumo? Quali sono i temi che gli Italiani associano maggiormente all’idea di cultura? E infine come , questi temi, cambiano a seconda delle fasce d’età e delle piattaforme utilizzate?

I risultati dell’indagine saranno presentati oggi a Urbino in apertura del Festival del Giornalismo Culturale.